Covid e non solo, il professor Pier Luigi Lopalco: «La tecnologia mRNA si adatta in tempi rapidi a virus suscettibili di mutazioni»

La produzione ha un’elevata bio-sicurezza: il processo produttivo non avviene maneggiando i virus

Covid e non solo, il professor Pier Luigi Lopalco: «La tecnologia mRNA si adatta in tempi rapidi a virus suscettibili di mutazioni»
di Carla Massi
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Giovedì 16 Maggio 2024, 07:25 - Ultimo aggiornamento: 07:34

E ora che il vaccino anti-Covid a base mRNA è stato “costruito” e ha funzionato si pensa come poter utilizzare la stessa metodica per altre patologie.

Durante la pandemia ha avuto un effetto di protezione nei confronti del virus per i tumori o malattie rare, invece, dovrebbe diventare una vera e propria cura. Come annunciato dal Premio Nobel per la Medicina 2023 Katalin Karikó. La nuova tecnologia a mRNA, cioè RNA messaggero, permette di produrre in poche settimane un vaccino (viene definito vaccino anche se è terapeutico) o un farmaco in grado di stimolare una risposta immunitaria. Capace di intercettare e combattere un agente esterno. Lo ha fatto contro il Covid, lo dovrebbe fare contro le cellule neoplastiche. 
«Le caratteristiche dell’RNA messaggero che lo rendono così utile in medicina – spiega Rita Carsetti Immunologa dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma – sono la capacità di portare informazioni e far produrre proteine alle nostre cellule. E, allo stesso tempo, di rappresentare un sistema di informazione labile che non persiste e non può modificare il genoma o la cellula in modo permanente. Per questo, oltre che produrre vaccini in tempi brevi, molti studi stanno valutando la possibilità di usare mRNA per curare alcune patologie fornendo ai pazienti l’informazione giusta». Quelle per produrre la proteina che funziona forzando, così, la cellula ad autocurarsi.


IL MECCANISMO


Un po' come fanno i vaccini anti-Covid contro la proteina spike, i vaccini terapeutici a base mRNA cercano di innescare una risposta contro una proteina specifica (antigene tumorale) della cellula cancerosa assente invece nelle cellule sane. In questo modo il sistema immunitario combatte il tumore risparmiando tutto il resto.
Si tratta di trasformare le cellule in autentiche fabbriche di vaccini o farmaci su richiesta (e personalizzati) sfruttando le informazioni trasmesse dall’RNA messaggero sintetizzato in laboratorio. Sono quattro gli ambiti nei quali si sperimenta questa tecnologia: vaccini preventivi per le malattie infettive, vaccini terapeutici per il cancro, farmaci per le malattie genetiche rare e per le malattie autoimmuni. Un’applicazione della terapia genica a mRNA potrebbe arrivare a battere il colesterolo cosiddetto “genetico”, cioè la lipoproteina A, una forma particolare di colesterolo che, a differenza di altre, è influenzata principalmente dalla genetica. Condizione che rende difficile il suo controllo attraverso diete o stile di vita. Sono infatti in fase avanzata di studio nuovi farmaci capaci di abbattere i livelli di lipoproteina A di oltre il 94% con effetti che si protraggono per quasi un anno.
«Dal momento che l’mRNA è responsabile della produzione di proteine la tecnologia può essere applicata anche a tutte quelle patologie genetiche rare che sono causate proprio dalla mancanza di una specifica proteina a causa di un gene mutato. L’mRNA prodotto in laboratorio può essere predisposto per ricostruire la produzione di quella proteina deficitaria» fa sapere Mariangela Morlando, professoressa associata al Dipartimento di Biologia e Biotecnologie “Charles Darwin”, Sapienza Università di Roma.
Il vantaggio di questa piattaforma utilizzata per fronteggiare la pandemia è la velocità con la quale è possibile mettere a punto il vaccino. Tradizionalmente il tempo necessario a sviluppare un vaccino si aggira intorno ai 10 anni. Nel caso del Covid-19, la fase preclinica è durata solo 14 settimane, grazie a un precedente sviluppo del processo di produzione e a un rapido controllo della qualità. Le prime fasi del trial (1 e 2) sono durate 19 settimane, mentre le fasi successive 15-16 settimane, grazie a un ampio uso delle reti globali di sperimentazione clinica. Infine, solo 5 settimane per l’approvazione grazie alle nuove norme di revisione continua. Da qui, l’appello dell’Oms di riuscire, come nel caso del Covid, a sviluppare un vaccino in cento giorni.
«La piattaforma a mRNA presenta alcuni importanti vantaggi – commenta Pier Luigi Lopalco, ordinario di Igiene generale e applicata all’Università del Salento – Il primo che abbiamo potuto osservare durante la pandemia è la rapidità della produzione. Inoltre la capacità di questa tecnologia di adattarsi in tempi rapidi ai virus suscettibili di mutazioni. Altro aspetto non secondario riguarda le fasi del processo produttivo che avviene senza la necessità di maneggiare i virus assicurando una elevata bio-sicurezza».
Una sicurezza scientifica in grado di confortare gli oltre 500 ricercatori di 25 istituti tra atenei ed enti pubblici e privati che partecipano al progetto Fondazione INF-ACT, gruppo di lavoro pensato per rendere il nostro Paese capace di affrontare in modo efficace la sfida creata da potenziali malattie infettive emergenti.
Da ricordare che nel 2023, secondo i dati dell'Istituto Superiore di Sanità, al sistema di sorveglianza nazionale risultano centinaia di casi di infezioni virali trasmesse da artropodi (insetti, zecche, ragni, acari).

Alcuni di questi sono dovuti a virus endemici, come gli oltre 320 casi di West Nile (e 21 decessi) e Usutu virus trasmessi dalla zanzara comune, Culex pipiens, i 127 di Toscana Virus trasmessi dai flebotomi (o pappataci) e i 48 di infezione neuro-invasiva trasmessi dalle zecche. Altri sono dovuti a virus tropicali, come i 347 di Dengue, gli 8 di Zika Virus e i 7 casi Chikungunya.

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